Al di là dei rischi biologici più conosciuti, ad esempio in relazione al virus SARS-CoV-2, si comincia a parlare anche di altri agenti e altri rischi come quelli connessi alla legionellosi che fa riferimento a varie forme morbose causate da batteri Gram-negativi aerobi appartenenti al genere Legionella.
Senza dimenticare che negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dei casi (+ 25% nel giro di 2-3 anni) dovuto anche all’aumento delle diagnosi corrette e al maggior rispetto dell’obbligo di segnalazione.
Sicuramente a favorire una maggiore attenzione al tema della legionella hanno contributo, in questi anni, anche vari documenti, varie schede prodotte e aggiornale dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.
E recentemente è stato pubblicato dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’ Inail, come aggiornamento di un documento del 2017, il factsheet dal titolo “Il rischio di esposizione a legionella spp. in ambienti di vita e di lavoro” e a cura di A. Mansi, I. Amori, A.M. Marcelloni, A.R. Proietto, P. Tomao.
Il documento promuove la valutazione e gestione del rischio di esposizione a legionella negli ambienti di vita e di lavoro in considerazione del d.lgs. 81/2008, delle “Linee guida nazionali per la prevenzione e il controllo della legionellosi” (Accordo Conferenza Stato-Regioni del 7 maggio 2015) e della recente Direttiva (UE) 2020/2184 concernente la qualità dell’acqua per il consumo umano che ha introdotto un parametro pertinente la valutazione del rischio Legionella nell’acqua dei sistemi di distribuzione domestici.
La legionellosi: diffusione e modalità di trasmissione
Il documento ricorda che la legionellosi è una malattia “sottoposta a sorveglianza speciale da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, della Comunità europea (European Legionnaires’ Disease Surveillance Network, ELDSNet) e dell’Istituto superiore di sanità presso il quale è istituito il Registro nazionale dei casi di legionellosi”.
In particolare secondo i dati dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) che sono relativi a 27 Paesi europei, “nel 2020 sono stati notificati un totale di 8.372 casi di legionellosi, di cui il 72% segnalati da quattro paesi europei con l’Italia al primo posto seguita da Spagna, Francia e Germania”.
Si segnala poi che la legionellosi si acquisisce “a seguito dell’inalazione di aerosol o di particelle da esso derivate per essiccamento contenenti legionelle o, più raramente, a seguito di aspirazione di acqua contaminata” e “i principali sistemi in grado di generare aerosol potenzialmente contaminato dal batterio sono rappresentati dagli impianti di distribuzione dell’acqua, torri evaporative, vasche idromassaggio, ecc.”.
Si indica anche che il “rischio di contrarre la malattia è principalmente correlato alla suscettibilità individuale (età avanzata, fumo di sigaretta, malattie croniche, ecc.)”. E sono stati associati allo sviluppo della malattia “anche indicatori di contaminazione microbiologica ambientale (temperatura dell’acqua tra 20° e 50 °C, acqua stagnante, biofilm, ecc.) e fattori di virulenza del ceppo batterico (replicazione all’interno dei macrofagi, resistenza agli antibiotici, ecc.). Ad oggi, non è mai stata dimostrata la trasmissione interumana della malattia”.
La legionellosi: valutazione e gestione del rischio di esposizione
La scheda Inail riporta poi alcune informazioni sulla valutazione e gestione del rischio di esposizione a legionella spp.
Si ricorda che “sono stati documentati casi di legionellosi che hanno interessato particolarmente alcuni lavoratori, tra cui operatori sanitari, dentisti, addetti alla manutenzione degli impianti di trattamento aria e di distribuzione dell’acqua, minatori, giardinieri, ecc”.
Dunque ai fini della valutazione del rischio (art. 17, comma 1, lettera a e art. 271 del d.lgs. 81/2008), “il datore di lavoro (DL) deve individuare potenziali sorgenti di rilascio del microrganismo negli ambienti lavorativi e specifiche attività che possono comportare un rischio di esposizione a Legionella spp. In particolare, lo stesso deve valutare la presenza di potenziali pericoli per i lavoratori rappresentati da impianti e apparecchiature (impianti di distribuzione acqua, impianti di raffreddamento a torri evaporative/condensatori, impianti di irrigazione, ecc.) in cui sono presenti fattori ambientali (acqua stagnante, sporcizia, biofilm, ecc.) che favoriscono la proliferazione batterica”.
In questo caso – continua il fact sheet – il datore di lavoro “deve attuare interventi finalizzati a ridurre al più basso livello possibile la contaminazione microbiologica ambientale e, conseguentemente, l’entità dell’esposizione ad aerosol potenzialmente infettanti”.
Ad esempio:
- “ai fini della prevenzione e controllo della contaminazione degli impianti di distribuzione dell’acqua devono essere programmati interventi di manutenzione sia a breve (decalcificazione e disinfezione di serbatoi, soffioni, filtri, ecc.) che a lungo termine (sistemi di disinfezione dell’acqua di comprovata efficacia)”.
- per gli impianti di trattamento aria, “questi dovranno periodicamente essere sottoposti a manutenzione, pulizia e disinfezione, prestando attenzione alle sezioni/componenti (bacino delle torri evaporative, sezione di umidificazione, ecc.) in cui la Legionella prolifera in presenza di condizioni ambientali ottimali e di nutrienti”.
E al termine della valutazione del rischio, il datore di lavoro “individuerà misure di protezione collettiva e individuale conformi alle disposizioni legislative a tutela della salute occupazionale”. Infine l’efficacia degli interventi adottati sarà “valutata stimando l’entità dei rischi residui attraverso monitoraggi microbiologici negli ambienti di lavoro”.
La nuova direttiva europea sulla sicurezza dell’acqua
In conclusione il documento ricorda che recentemente la direttiva (UE) 2020/2184 concernente la qualità dell’acqua per il consumo umano “ha introdotto un approccio generalizzato riguardo la sicurezza dell’acqua, basato sulla valutazione e gestione dei rischi dell’intera catena di approvvigionamento dell’acqua potabile, dal bacino idrografico fino all’estrazione, trattamento, stoccaggio e distribuzione”.
In particolare nell’Allegato I della direttiva “è stato introdotto per la prima volta un parametro pertinente la valutazione del rischio Legionella nell’acqua dei sistemi di distribuzione domestici. Il superamento di tale valore (< 1000 UFC/l) implica la necessità di attuare misure di controllo nei confronti di questo batterio”. Si segnala che la valutazione del rischio Legionella nei sistemi di distribuzione domestici “interesserà in primo luogo gli edifici definiti ‘prioritari’ ovvero strutture sanitarie, strutture alberghiere, rispetto ad altri quali condomini, uffici, negozi, ecc”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del fact sheet Inail che riporta ulteriori informazioni sulla famiglia delle legionellaceae e sulle patologie correlate.
il documento da cui è tratto l’articolo:
Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Il rischio di esposizione a legionella spp. in ambienti di vita e di lavoro” a cura di A. Mansi, I. Amori, A.M. Marcelloni, A.R. Proietto, P. Tomao, Factsheet edizione 2022 (formato PDF, 410 kB).
Tratto da PuntoSicuro.it
Tiziano Menduto